itinerari culturali

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Percorso etnografico

A Gerola Alta, lungo le strade del paese e nelle frazioni, è possibile seguire un interessante itinerario etnografico che permette di comprendere, attaverso luoghi, ambienti di lavoro e oggetti qul era l’economia di un territorio alpino. All’inizio del paese si può visitare la casera dove si conservano a stagionare le preziose forme del Bitto storico, prodotto secondo una tradizione casearia che ancor oggi costituisce una voce importante dell’economia della valle. Continuando l’itinerario merita una visita l’antico telaio tuttora funzionante, in pieno centro storico. Va ricordato che la valle era famose per la tessitura di pezzotti e tele di canapa e lino che venivano comunemente coltivati sulle pendici: nei due paesi di Pedesina e Rasura a fine ‘800 si contavano ben 60 telai.
Proseguendo in paese si possono visitare il mulino ad acqua che un tempo macinava diversi grani e il “canevel”, piccolo ambiente in cui scorreva un corso d’acqua che permetteva di conservare al fresco il latte. Il percorso prosegue con l’esposizione etnografica “La nostra storia” e la vecchia falegnameria e raggiunge l’antico lavatoio, un tempo unica fonte di approvigionamento d’acqua, ma anche luogo di socializzazione per le donne del paese. Più distanti dal borgo di Gerola la segheria e, nella frazione di Castello, l’antico forno e la casa contadina.
Molto interessanti, più in alta quota, oltre il limite della vegetazione, sono anche i resti delle miniere del ferro e i forni fusori.

Percorso storico-artistico

La Valgerola non delude anche chi avesse interessi storico-artistici.
Molte le chiese che conservano interessanti opere d’arte (affreschi, pale d’altare, suppellettili) tra le quali alcune opere seicentesche dono di emigrati della valle a Napoli e a Genova, città dove perlopiù si recavano a lavorare come facchini.
Tra gli affreschi votivi è di raffinata fattura quello realizzato a Sacco, su una casa vicina alla chiesa: rappresenta la Pietà ed è stato dipinto da Andrea De Passeris (1508); sotto la drammatica scena compaiono gli stemmi dei Sacco e dei Visconti.
Sempre a Sacco troviamo la “camera picta” del XV sec. con la famosa rappresentazione dell’Homo selvadego e, nella casa parrocchiale, la bella raccolta della “Quadreria di San Lorenzo”.
Della chiesa di S. Giacomo di Rasura merita uno sguardo l’ancona seicentesca in legno intagliato, dipinto e dorato con tela di S. Giacomo e scene della vita del santo, opera di G. Battista Macolino (1651).
Lungo il percorso dell’antica strada di valle si possono trovare anche cappelle votive, molto bella quella del "Gisöl del Pich", con affrescata la Vergine col Bambino.
A Gerola, nella chiesa parrocchiale, sono molte le opere d’arte interessanti: ai lati dell’ingresso due pregevoli confessionali settecenteschi di Aurelio e Giuseppe Bianchi di Averara, gli affreschi di Giacomo Pedrazzi nel presbiterio, l’ancona seicentesca e gli stalli corali intagliati e scolpiti da Francesco Rubino (1695-96). Presso la balaustra è immurato il tabernacolo in pietra cinquecentesco che precedentemente si trovava nel presbiterio e un’acquasantiera risalente all’Alto Medioevo.
Una volta ridiscesi a Morbegno merita una visita, a Cosio Valtellino (comune che fa parte dell’Ecomuseo della Valgerola) la romanica abbazia di San Pietro in Vallate.

Percorso "Ecomusensi"

E’ un itinerario multi-sensoriale di un chilometro con piazzole dotate di installazioni pensate per stimolare i cinque sensi. Il percorso, facilmente raggiungibile dal centro di Gerola Alta, è stato progettato per essere pienamente accessibile a tutti: bambini, adulti, anziani o persone con disabilità psichica e motoria. Il tracciato si trova in un ambiente di particolare interesse paesaggistico, naturale e panoramico: il tempo trascorso percorrendolo può dare a tutti dei benefici e ridurre lo stress. Lungo il percorso si trovano aiuole con aromi e colori diversi, suoni e strumenti musicali, pannelli tattili, materiali da annusare e installazioni sugli alberi.

Antiche contrade

Castello e Laveggiolo sono due piccole frazioni di Gerola Alta ancora ben conservate di cui si possono ammirare le case in legno e sasso, le chiesette, il forno antico.
Si possono raggiungere con una passeggiata che ha inizio nel centro di Gerola, in via Roma, nei pressi della chiesa di San Bartolomeo. Seguendo una via sul retro della chiesa che poi diviene mulattiera si sale in località Foppa (m 1096). Il percorso prosegue su strada asfaltata fino al primo tornante dove si trova il cartello “Antiche mulattiere”. Il tracciato entra nel bosco, supera il torrente Vedrano attraverso un ponticello e torna sulla carrabile. La strada è da seguire per circa 100 metri, poi - come da segnaletica - il percorso risale i prati e raggiunge il borgo di Castello (m 1329). A Castello è conservata nella chiesetta della Madonna delle Nevi uno dei pochi esempi di “Madonna vestita”, statue lignee snodabili che venivano vestite con ricchi abiti ed esposte o portate in processione in particolari occasioni.
Sempre nel piccolo borgo di Castello si possono visitare il vecchio lavatoio, il forno antico e un bell’esempio di casa contadina. La mulattiera prosegue poi oltre le case e raggiunge la chiesa di San Rocco e, poco sopra, la località di Laveggiolo (m 1485). Il ritorno segue lo stesso itinerario.

Antica strada della Valgerola

La Valgerola è percorsa fino al paese di Gerola Alta dall’antica via che saliva da Morbegno, ancor oggi segnalata e percorribile in circa due ore di cammino. Il tracciato, che in alcuni punti attraversa la strada provinciale, passa dalla località Campione, raggiunge il borgo di Sacco e poi di Rasura. La via, a tratti larga mulattiera, a tratti sentiero, permette di godere di punti panoramici, di raggiungere cappelle votive e di attraversare i ponti sulla Valmala e sulla selvaggia val di Pai. Arrivati al borgo di Pedesina, addentrandosi in boschi di castagni e, più in alto, di conifere, si raggiunge Valle e, attraverso un pianoro dove scorre il torrente Bitto, Gerola Alta.

La Via del Bitto

E' un percorso ciclopedonale di oltre 90 km che collega tutti i comuni delle valli del Bitto attraverso un itinerario in quota che si snoda tra i pascoli e gli alpeggi di produzione di questo rinomato formaggio, all’interno di un’area montana dall’alto valore ambientale e paesaggistico.
Il progetto "Via del Bitto", la cui realizzazione è stata avviata nel 2020, permetterà il completo adeguamento sentieristico, della segnaletica e dei servizi collegati ed è rivolto a diversi tipi di escursionismo: trekking, bike, e-bike, accessibilità per joelette, ippovia.
L'itinerario ha due accessi, da Cosio Valtellino e da Talamona, ed è collegato al sentiero Valtellina. Lungo il tragitto sono previste colonnine di rifornimento per le e-bike e sentieri di collegamento ai paesi delle valli, come la via del Bedolino a Gerola Alta. Il progetto prevede anche interventi per eliminare le barriere architettoniche nei rifugi alpini.

La linea difensiva “Cadorna”

La difesa del territorio e la realizzazione di linee difensive sulla frontiera nord venne avviata nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, per difendersi da eventuali sfondamenti di Austriaci e Tedeschi dal fronte allo Stelvio o attraverso le valli svizzere. Il Capo di Stato Maggiore Cadorna, con circa quarantamila uomini, fece realizzare in brevissimo tempo questo imponente apparato difensivo, che andava da Verbania fino al pizzo del Diavolo, sulle Orobie valtellinesi.
Anche il crinale delle Orobie era stato fortificato, predisponendo nei valichi trincee, gallerie, alloggiamenti per i soldati e sulle vette punti di osservazione, il tutto collegato da sentieri e mulattiere che rendevano agevoli i trasporti e i collegamenti.
In Valgerola i resti più interessanti si trovano alla bocchetta di Stavello, dove, poco sotto il passo era stato costruito un alloggio per i soldati e, in cresta, una trincea ben costruita con muri a secco e in cemento, con feritoie per l'appostamento, sedili per i soldati e persino piccoli vani nel muro in cui ognuno poteva sistemare le cose personali. Una galleria attraversa la cresta da parte a parte e si affaccia su tutta la conca dell'alta Val de Pai con una finestra non visibile dal basso.
Dalla bocchetta un sentiero conduceva sulla vetta del pizzo Rotondo, dove c'era un piccolo edificio utilizzato per l'osservazione. Ora il sentiero è quasi completamente cancellato.
Alla bocchetta di Stavello si accedeva mediante una comoda mulattiera, scavata nella roccia, che saliva dalla valle di Fraina (Premana) e collegava poi questo punto di difesa con gli altri, disposti in direzione del Legnone e del passo di Trona.
La bocchetta di Trona era difesa da due forti collocati ai lati e in posizione elevata. Uno di questi, coperto con un tetto in cemento, successivamente è stato trasformato in chiesetta. Ora si trova in stato di forte deterioramento. Alcune fortificazioni, costruite sul dosso che domina il pascolo tra le casere di Trona Vaga e Trona Soliva, sono ben visibili perché poco distante passa il sentiero che sale alla bocchetta.
La bocchetta di Salmurano presenta una serie di trincee scavate nella roccia ed una piazzola destinata all'alloggiamento dei soldati.
Al passo del Verrobbio (Bomino), invece, le fortificazioni sono più consistenti, forse per la vicinanza al passo di S. Marco. Sulla cresta c'è una bella trincea in muratura, a linea spezzata.
Una di queste è costituita da una bella grotta scavata nella roccia proprio all'interno di un dosso che domina la valle. Vi si accede attraverso una scala di pietre, un po' a valle del sentiero che collega il Forcellino con il passo del Verrobbio, ma può essere trovata solo con indicaziono di chi la conosce. Oggi viene usata qualche volta dai pastori come deposito o come ricovero.

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