L'ANTICO FORNO DI CASTELLO
Si racconta che : “Mentre si iniziava ad impastare il primo lievito, aprivano la bocca del forno e nel mezzo accendevano il fuoco, prima legna fina, poi media, fino ad ottenere un bel fuoco con tanta brace da poter allargare sul piano interno del forno per riscaldare e portarlo a temperatura. Quando, ad occhio, si pensava fosse pronto, veniva pulita tutta la cenere rimasta ed infine con lo "scuasch" veniva lavato il piano di cottura. Poi, poi con un gesto veloce spargevano una manciata di farina per vedere a che punto era la temperatura; se imbruniva senza bruciare infornavano le pagnotte che nel frattempo erano state impastate e preparate. Ad ogni infornata bisognava fare fuoco e ripulire: farina di frumento, segale, gialla e castagne erano gli ingredienti principali delle pagnotte nostrane”.
La segale era la coltivazione principale e fiorente nei campi coltivati nei prati rivolti verso il sud, ampiamente soleggiati, così che ne traevano il massimo beneficio per una crescita rigogliosa e cospicua. La coltivazione era disposta tutta intorno alle case di Castello, fino al "masuncello" e sopra, verso Laveggiolo, mentre il frumento e il mais venivano coltivati in pianura.
Il raccolto veniva poi macinato nei mulini di Castello, disposti alcuni lungo il corso del Vedrano, altri da Laveggiolo verso Sud.
Per preparare il pane di segale veniva mescolata la farina fresca e fragrante di tre grani: bianca, gialla e segale; per il pane di castagne si utilizzavano invece farina di frumento, gialla e castagne lesse. La bisciola, un gustoso dolce, si preparava per la festa della Madonna della Neve. Ancor oggi, in occasioni speciali, il forno viene aperto e si possono assaggiare le deliziose pagnotte cotte sulla pietra, dal profumo e sapore inconfondibili.